Esempi di innovazione nel design: il caso Stone Forest

03.2022

2021-06-banner_stories_stone-forest-kengo-kuma

Realizzare una foresta di pietra non è affatto uno scherzo

Stone Forest: tra tradizione e tecnologia

Il Giappone e la sua cultura hanno per noi un sapore speciale e inconfondibile e ci teniamo a ribadirlo a ogni buona occasione. Lo abbiamo fatto ad esempio con Stone Tatami, finitura che omaggia i rivestimenti degli antichi palazzi imperiali di quel Paese; lo abbiamo fatto con Lost Stones, texture che si rifà a una tecnica nipponica, chiamata kintsugi, che restaura gli oggetti in ceramica andati in frammenti con l’oro liquido.

Lo abbiamo fatto anche in un’occasione molto particolare, che ci ha visti entrare nel mondo dell’arte, per un’installazione che ci ha stimolati e messi alla prova, come solo le grandi idee sanno fare. Ci è stato chiesto di realizzare una foresta di pietra.

Non è stato facile, ma ci siamo riusciti. Vediamo come.

2019-04-media-gallery_salvatori_project_stone-forest-by-kengo-kuma-5

Il legno si fa pietra, la pietra si fa arte

Monolitico. Inscalfibile. Inamovibile. Probabilmente sono queste le prime caratteristiche che vengono in mente quando si pensa alla pietra naturale. Per quanto magnificente a livello estetico, è indubbio che ben difficilmente possa ispirare un’idea di leggerezza e ariosità. Nel 2014, in occasione del Salone del Mobile di Milano, l’architetto giapponese Kengo Kuma ha provato a intaccare questa verità apparentemente impenetrabile e lo ha fatto con un’intuizione geniale. Per la sua installazione Stone Forest, infatti, Kuma ha voluto rifarsi a una tecnica di costruzione del suo Paese, chiamata jigoku-gumi, che consiste nel realizzare strutture portanti di griglie in legno. L’intuizione straordinariamente ambiziosa di Kuma è stata quella di sostituire il legno con la pietra. Ecco quindi l’idea che la pietra possa essere leggera come il legno, mantenendo intatta la sua forza, la sua resistenza e, ovviamente, la sua intrinseca bellezza.

Impossibile, direte voi? Abbiamo voluto dimostrare il contrario!

2019-04-media-gallery_salvatori_project_stone-forest-by-kengo-kuma-12

Stone Forest, una foresta di ambizione e sfide

Per concretizzare la sua visione, infatti, Kuma ci contattò per capire come superare i problemi effettivi legati al progetto. Il primo fu quello apparentemente più banale, ma per nulla scontato: quale pietra utilizzare? Assieme all’architetto, scegliemmo il marmo per eccellenza (quantomeno nell’immaginario collettivo), il Bianco Carrara, e non solo per la sua abbacinante bellezza: è infatti particolarmente resistente, e in un progetto che avrebbe previsto il taglio di aste sottili, la forza strutturale della pietra scelta era di fondamentale importanza.

La scelta del materiale non risolse l’intera questione. La tecnica di costruzione ci portò a essere infatti di certosina precisione, sia per le dimensioni delle aste, che per il loro posizionamento, che per il loro taglio. La foresta di Stone Forest esigeva la perfezione al punto che dovemmo accettare i nostri limiti umani e chiedere aiuto alla tecnologia informatica e ingegneristica: le dimensioni delle aste furono calcolate e ricavate tramite complessi sistemi di calcolo strutturale realizzati tramite computer, mentre per il taglio la precisione doveva essere assoluta poiché la struttura a intreccio dell’installazione esigeva l’assenza di errore, per permettere un incastro tra le aste perfetto.

2019-04-media-gallery_salvatori_project_stone-forest-by-kengo-kuma-26

Ad accompagnare la struttura in marmo di questa particolarissima foresta era presente anche il legno: infatti come sistema di fissaggio tra le aste di pietra, fu scelto l’utilizzo di semplicissimi tasselli di legno.

Il materiale originario della tecnica jigoku-gumi era presente anche per le fondamenta: la base era infatti un telato di legno ancorato con dei sacchi di sabbia. Il piano di appoggio veniva però nascosto da tonnellate di ciottoli di Bianco Carrara, che il nostro team aveva composto nell’arco di una settimana per suggerire la filosofia zen giapponese, fatta di semplicità e tranquillità.
Non c’è foresta però senza vita: dei faretti furono posti nella base della struttura per suggerire un senso di movimento a tutta l’installazione.

Abbiamo visto come il design può incontrare l’arte e può raggiungere culture geograficamente lontane, ma spiritualmente affini, come quella giapponese. Abbiamo visto come con Stone Forest abbiamo sfidato molte convenzioni riguardanti la pietra naturale, realizzando un’installazione artistica senza precedenti. Se sei interessato ad avere ulteriori informazioni riguardo la nostra azienda, contattaci: faremo di tutto per darti le risposte più esaustive.

Solo il meglio dei nostri progetti, nuovi prodotti, eventi ed esclusive collaborazioni.