Salvatori The Village Collection: Intervista a Yabu Pushelberg

03.2022

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Scopri i pensieri di Yabu Pushelberg su The Village, il nostro nuovo progetto che esplora il modo in cui vediamo le nostre case oggi

Il progetto The Village: ne parliamo con Yabu Pushelberg

Nell’ultimo anno il mondo si è fermato; l’emergenza sanitaria ha obbligato tutti a passare molto più tempo all’interno delle proprie abitazioni, stimolandoci a riflettere su cose che prima venivano date per scontate e che si sono invece dimostrate importanti e necessarie, come la casa: oggi, abbiamo finalmente imparato ad apprezzare l’importanza delle cose semplici, che in realtà tanto semplici non sono e che, in questo contesto, appaiono più che mai affascinanti, esattamente come le miniature di The Village.

Il concetto di casa viene ampliato a luogo del cuore in questo progetto che vede tra i vari artisti coinvolti il duo Yabu Pushelberg per i quali è la scultura stessa a rispondere alla bellezza della vita, dimostrandosi mai prevedibile e sempre sincera.

Partendo da un materiale solido e resistente come il marmo e ispirandosi alla città di Petra, essendo anch’essa realizzata scavando nella roccia, i due designer sono stati in grado di modellarlo dando vita a piccole abitazioni dalle linee stilizzate.

Nell’intervista che segue Yabu Pushelberg ci parlano di come alla base delle loro collaborazioni con Salvatori ci sia una condivisione profonda degli stessi valori ma non solo, ci parlano anche di come sono arrivati alla creazione e messa in opera di “Assembly”, il loro contributo a The Village.

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Per voi cos’è il design applicato alla pietra naturale?

Glenn: Il design applicato alla pietra naturale è un’espressione della liquidità dei materiali. Tutto è liquido o organico, anche la pietra. C’è una fluidità applicata al materiale mentre lo riportiamo in vita.

George: Questo pezzo di roccia viene recuperato dalla terra, e noi stiamo cercando di esplorare una visibile fluidità che non sia associata a qualcosa di così duro. È un materiale malleabile, ma noi vogliamo andare oltre e dare l’idea di modellarlo davvero ed ecco perché abbiamo sviluppato queste forme amorfe. Durante questo processo abbiamo però capito quanto questo materiale sia stabile, per cui ci sembrava più sensato lavorare su forme geometriche rettilinee.

Avete partecipato al progetto The Village. Come si lega secondo voi il design al luogo del cuore?

Glenn: C’è qualcosa di estremamente scultoreo nei pezzi che abbiamo fatto, con un certo non so che di romantico e misterioso in grado di risponderti. Noi reagiamo alla bellezza degli oggetti con la scultura, e penso che lei sia sincera. Non è letterale e non è banale. È astratta. Penso a queste bellissime case scultoree moderne, davvero stupende nelle loro tranquilla e proporzionata eleganza.

George: Questo materiale è stato usato per secoli attraverso varie culture, tipicamente come materiale per scolpire. E questo è quello che abbiamo fatto. Abbiamo scolpito e intagliato degli spazi al negativo. Ruotando le torri si trovano dei piani positivi e solidi e subito dopo scavi e ritagli. Tutto ciò presenta la nozione di spazio concettuale positivo e negativo. Questo processo mi ha ricordato lo scolpire della pietra della civiltà Petra in Giordania, dove hanno intagliato la città dalla parete di una scogliera rocciosa. L’ironia della città di pietra sta nel fatto che si ispira all’architettura neoclassica romana, ma a differenza dei romani e prima ancora dei greci, che costruivano strutture aggiungendo pietra, a Petra per creare architettura la rimuovevano. È un parallelo interessante a quello che abbiamo creato con Assembly. Petra è molto più grandiosa, ovviamente, in confronto al nostro modesto villaggio, ma c’è una connessione.

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Quali sono i principi che vi hanno guidati nel progettare le sculture per The Village?

George: Lo studio della dualità solida e fluida dei materiali ci ha guidato nella fondazione concettuale della collezione, ma abbiamo anche preso in considerazione gli studi sulla luce e sull’ombra, sul design monumentale, sulla tensione e sull’espansione. Queste forme sono misteriose, tuttavia avvicinabili e incitano meraviglie e curiosità sconfinate in colui che ne abita gli spazi.

Quanto è importante per voi la funzionalità nel design?

George: E’ una parte fondamentale. Il design è la risposta ad una necessità. Ma certe volte sentiamo il bisogno di un piccolo brivido. Di tanto in tanto mi sveglio e mi chiedo “Perché?” E in a volte ingenuamente ci diciamo “Perché no?” C’è il desiderio di cambiare le cose e basta. Noi non creiamo con banalità in nessun modo, ma in certi bisogna produrre un fremito perché la gente che se ne accorga. Saremo sempre giudiziosi nel nostro approccio al design, assicurandoci che ci sia un reale beneficio nel farlo e che l’intento non sia frainteso.

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Quale pensate possa essere il contributo della sostenibilità nel futuro del design?

Glenn: Noi siamo grandi difensori della sostenibilità. A causa del Covid abbiamo avuto un po’ di ritardo per quanto riguarda il programma di lancio, ma stiamo puntando il più possibile ad essere sostenibili sia come individui che come studio. Questo è l’attuale e urgente problema della Terra e dobbiamo collaborare per risolverlo.

Come è stato per voi lavorare con Salvatori?

Glenn: Il nostro lavoro con Salvatori è stato sempre molto fluido. E’ una relazione basata sulla fiducia e sulla comprensione e all’interno della quale condividiamo molti valori.

George: Siamo entrambi protettori delle arti e cerchiamo di creare oggetti con un valore intrinseco in grado di risuonare emotivamente e resistere alla prova del tempo. E’ stato un onore essere invitati a creare per The Village e come sempre, Salvatori ci ha dato la libertà di esprimerci con autenticità.

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Con che nome avete ribattezzato la vostra opera e perché?

George: Siamo partiti dal concetto che ci è stato dato di The Village, che è un’assemblea di persone che si radunano, vivono vicine e socializzano. Se osservi queste torri somigliano ad un agglomerato di abitazioni di un villaggio. Da lì abbiamo abbracciato l’idea di Assembly come nome per la collezione.

Le torri sono chiamate rispettivamente Self, Collective e Convergence e sono rappresentative dell’individualità, della comunità e della loro interconnessione. Sono in grado di ergersi da sole, incarnando un singolare senso di identità e punto di vista, ma quando vengono riunite, c’è una bellezza nel modo in cui comunicano e interagiscono le une con le altre, che fa si che creino una nuova prospettiva che parla per la collettività. Le torri sono rappresentative di ciò che costruisce una comunità e dell’arricchimento acquisito da qualcosa che comunica con ciò che lo circonda. Ne consegue un’abile rappresentazione scultorea e artistica di vari punti di vista che convergono insieme per creare un’unità dalle molte sfaccettature.

Quali pietre avete scelto per la realizzazione dell’opera e perché?

Glenn: Abbiamo creato la collezione in Crema d’Orcia sabbiata

George: …e poi ricavato il meglio della pietra. Ha una qualità unidirezionale e lineare, che ha ispirato angoli di 90° e intagli di 45°.

Così come affermano i designer The Village è un insieme di persone che si radunano insieme, vivono vicine e socializzano e analogamente le loro casette rappresentano una sorta di villaggio che deve cooperare insieme.

Questo progetto è estremamente attuale e tratta di temi come la collaborazione collettiva fra tutti per superare le avversità e l’importanza della casa come luogo in cui rifugiarsi e proteggersi prima di affrontare nuovamente il mondo.

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